18/12/2008, 00.00
VATICANO-BAHREIN
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Papa: cristiani e musulmani collaborino per difendere vita e famiglia

Ricevendo il primo ambasciatore di Manama, Benedetto XVI ricorda che in quello Stato è stata edificata lla rpima chiesa del Golfo. Ma il rispetto della libertà religiosa “esige anche la possibilità per la persona di cambiare religione, se la sua coscienza lo chiede”.
Città del Vaticano (AsiaNews) - Pur riconoscendo “le divergenze” che separano cristiani e musulmani, così come i “diversi approcci” che essi hanno su numerose questioni, “è importante” che nel mondo di oggi essi possano “collaborare per difendere e promuovere i valori essenziali della vita e della famiglia, che permettono all’uomo di vivere in fedeltà al Dio unico ed alla società di affermarsi nella pace e nella solidarietà”. Il valore della cooperazione tra cristianie islamici è stato riaffermato oggi da Benedetto XVI nelle parole che ha rivolto al primo ambasciatore del Bahrein accreditato in Vaticano, Naser Muhamed Youssef Al Belooshi, ricevuto per la presentazione delle credenziali.
 
Sul tema dei rapporti interreligiosi, il Papa ha ricordato la visita che re Hamad Bin Isa Al-Khalifa ha fatto a Castel Gandolfo a luglio e che in Bahrein è stata edificata, nel 1939, la prima chiesa cattolica (nella foto) in un Paese del Golfo. “Il regno del Baherein – ha commentato – ha in effetti una lunga tradizione di tolleranza e di accoglienza, ricevendo numerosi lavoratori stranieri, che partecipano allo sviluppo del Paese”. Tra loro, ha aggiunto, “un gran numero è di religione cattolica”. E, pur ringraziando per la chiesa concessa da tempo, “tutti sono coscienti che oggi, con lo sviluppo del numero dei cattolici, sarebbe auspicabile che potessero disporre di ulteriori luoghi di culto”.
 
“Il rispetto della libertà religiosa – ha proseguito – che figura tra i diritti garantiti dalla Costituzione del vostro Paese, è di una importanza primordiale, perché tocca ciò che vi è di più profondo e più sacro nell’uomo: il suo rapporto con Dio”. “La libertà religiosa, che permette ad ognuno di vivere la sua fede solo o con altri, in privato o in pubblico, esige anche – ha sottolineato il Papa - la possibilità per la persona di cambiare religione, se la sua coscienza lo chiede”.
 
Benedetto XVI ha infine affermato che “l’evoluzione che il Regno ha conosciuto nell corso degli ultimi anni manifestano la preoccupazione costanto di progredire verso una società aperta sul mondo e relazioni sempre più fraterne con le altre nazioni, pur restando fedeli ai suoi legittimi valori tradizionali”.
 
Tale argomento è stato affrontato da Benedetto XVI anche nel discorso che ha rivolto al gruppo degli ambasciatori di Malawi, Svezia, Sierra Leone, Islanda, Lussemburgo, Madagascar, Belize, Tunisia, Kazakhstan, Bahrein e Isole Fiji, tutti ricevuti in precedenza separatamente per la presentazione delle credenziali.
 
“Qualche volta – ha osservato - la diversità fa paura, e per questo non stupisce vedere che, spesso, l'uomo preferisce la monotonia dell'uniformità. Sistemi politico-economici che provengono o si dicono di origine pagana o religiosa hanno afflitto l'umanità per troppo tempo e hanno cercato di uniformarla con demagogia e violenza. Hanno ridotto e riducono ancora l'uomo a uno schiavismo indegno, al servizio di una ideologia unica o di una economia inumana o pseudo-scientifica. Noi sappiamo che non c’è un modello politico unico ideale da realizzare assolutamente, e che la filosofia politica evolve nel tempo e nella sua espressione con l'affinamento dell'intelligenza umana e le lezioni apprese dalla sua esperienza politica ed economica. Ogni popolo ha il suo genio e anche i suoi propri ‘demoni’. Il mio auspicio è che ogni popolo coltivi il suo genio che lo arricchisca, per il bene di tutti, e che si purifichi dai suoi 'demoni', che potrà così meglio controllare fino ad eliminarli, trasformandoli in valori positivi e creatori di armonia, di prosperità e di pace finalizzati a difendere la grandezza della dignità umana”.
 
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