04/04/2022, 14.21
SRI LANKA
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Rajapaksa apre a governo unità nazionale, ma manifestanti chiedono dimissioni

di Melani Manel Perera

Nonostante il coprifuoco le manifestazioni contro i danni provocati dalla crisi economica sono andate avanti per tutto il week-end. Oltre 600 persone fermate. Il Christian Solidarity Movement: "Non vogliamo solo spodestare un leader. Occorre cambiare un intero sistema politico che ha impoverito il Paese".

Colombo (AsiaNews) – Il presidente dello Sri Lanka Gotabaya Rajapaksa, in un estremo tentativo di fermare le proteste che da giorni attraversano il Paese per la gravissima crisi economica, ha invitato i rappresentanti dell’opposizione a entrare in un governo di unità nazionale. Lo ha fatto dopo che ieri sera i 26 ministri dell’esecutivo guidato dal fratello, Mahinda Rajapaksa, si sono dimessi, come pure il governatore della Banca centrale, Ajith Nivard Cabraal. Sia il presidente sia il fratello primo ministro rimangono, però, al momento in carica. “È venuto il momento di lavorare insieme per il bene di tutti i cittadini e delle future generazioni”, si legge in una nota diffusa dall’ufficio del presidente.

Nonostante il coprifuoco imposto per 36 ore in tutta l'isola dalle 18 del 2 aprile, migliaia di persone - soprattutto studenti universitari - hanno continuato a promuovere manifestazioni. Anche il blocco imposto ai social media è stato aggirato utilizzando le reti VPN. Filo rosso di tutte le dimostrazioni la richiesta di dimissioni del presidente Rajapaksa in un Paese dove scarseggiano ormai beni essenziali come la benzina, il gas o il latte e i blackout arrivano a durare anche 13 ore. Sarebbero almeno 600 le persone fermate durante il week-end.  

Tra i cortei anche quello promosso sabato 2 aprile a Negombo dal Christian Solidarity Movement (Csm). Fathima Cader, una delle attiviste che lo hanno promosso, racconta ad AsiaNews: "Anche in casa mia soffriamo per la mancanza di cibo. È la rabbia di fronte a tutto questo a spingermi a fare il mio dovere per la gente”. "Non siamo venuti - aggiunge sr. Ramani Fernando, religiosa della Sacra Famiglia e avvocato - per spodestare i leader esistenti e nominarne uno nuovo. I leader che hanno governato questo Paese dall'indipendenza dovrebbero essere tutti ritenuti responsabili della crisi che la gente sta soffrendo oggi. Non si può permettere che la gente muoia: dobbiamo agire per cambiare questo sistema”.

Ajith Hadley, insegnante e difensore dei diritti umani del Negombo Citizen's group, spiega ad AsiaNews: "Chiediamo al governo: perché quest’isola è stata riempita di debiti con l’estero e svuotate dei propri beni? Che cosa hanno fatto di male le persone per essere punite così?”.

P. Sarath Iddamalgoda, difensore dei diritti e membro del CSM, rivolgendosi alla manifestazione ha detto: "Un governo che non può fornire il cibo, il carburante, il gas e l'elettricità di cui la gente ha bisogno non può rimanere al potere. Se la terra e le foreste del Paese non possono essere protette, questo governo non ha il diritto morale di rimanere al potere. Chiediamo pubblicamente al presidente di dimettersi".

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