22/11/2007, 00.00
CINA -VATICANO
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Tre anni di carcere a sacerdote cinese: ha inaugurato una chiesa (col permesso dello stato)

Testimonianze false, giudici influenzati dal Partito: uno schiaffo in faccia alla “società armoniosa” di Hu Jintao. É in atto la “normalizzazione” dei cattolici non ufficiali per farli sottostare all’Associazione Patriottica, il cui fine, secondo Benedetto XVI, è “inconciliabile con la dottrina cattolica”.

Roma (AsiaNews) – P. Wang Zhong, della diocesi di Xiwanzi (Hebei) è stato condannato a 3 anni di carcere per aver organizzato la festa della consacrazione di una chiesa a Guyuan. In un resoconto del processo giunto ad AsiaNews si sottolinea che la costruzione della chiesa era legale e il permesso per costruirla era stato dato dall’Ufficio affari religiosi.  Ma il sacerdote è un sacerdote sotterraneo, non registrato nell’Associazione Patriottica (Ap).

La diocesi di Xiwanzi (Hebei) è una diocesi della Chiesa sotterranea, con 15 mila fedeli, a circa 260 km a nord di Pechino, quasi al confine con la Mongolia Interna. In quest’area, da diversi mesi la polizia, aizzata dall’Ap, ha deciso una campagna contro sacerdoti e vescovi della Chiesa non ufficiale. Il vescovo ausiliare della diocesi, mons. Yao Liang è scomparso nelle mani della polizia dal 30 luglio 2006. In prigione vi sono anche 20 fedeli e 2 sacerdoti.

P. Wang era stato arrestato il 24 luglio del 2007. La polizia lo ha prelevato insieme ad altri due sacerdoti da una famiglia cattolica che li aveva nascosti a Xilinguole (Mongolia interna).

Dopo l’arresto, egli è rimasto in prigione e in totale isolamento, senza possibilità di ricevere visite.

Il 29 ottobre 2007 si è tenuta la prima seduta del processo a Kangbao, nel distretto di Zhangjiakou (Hebei). I fedeli presenti nell’aula, dicono che p. Wang, 41 anni, era “in buone condizioni, con la barba lunga, e sembrava un po’ debole. Ma affrontava tutto con coraggio e col sorriso”.

Al processo sono finalmente emerse le accuse contro di lui: ha organizzato una riunione illegale [la festa per la consacrazione di una chiesa a Guyuan, dedicata al Sacro Cuore]; ha usato un sigillo ufficiale della parrocchia [che in Cina ha valore legale di firma –ndr] senza il permesso delle autorità statali.

La chiesa di Guyuan è stata costruita – col permesso benevolo delle autorità - con offerte degli stessi fedeli, che si sono auto-tassati per due anni. Chi non aveva disponibilità economica offriva delle ore di lavoro volontario. Alla cerimonia di consacrazione il 18 luglio 2006  hanno partecipato più di 7 mila persone, insieme a 21 sacerdoti e un vescovo della Chiesa non ufficiale.

Al processo, l’avvocato difensore di p. Wang fa notare che “la nuova chiesa e la sua consacrazione sono state approvate dal governo di Zhangjiakou. C’è perfino il certificato dell’approvazione. E l’Ufficio Affari Religiosi e il Fronte Unito, Dipartimento locale hanno anche dato il contributo di 1000 yuan [circa 100 euro] per la costruzione. Tutto questo si può trovare sul registro della parrocchia”. Secondo l’avvocato ciò è prova sufficiente a dimostrare che la “riunione non era illecita”.

Sull’uso del sigillo, il difensore ha fatto notare che “quel sigillo è un sigillo della parrocchia, con la dicitura ‘Commissione affari della chiesa parrocchiale’. In tal senso  esso “riguarda le regole interne della chiesa e non è un sigillo ufficiale. Sul centro del sigillo c’è un segno di croce, e non una stella a cinque punte [simbolo del governo cinese - ndr]”. Un testimone ha perfino assicurato che “tale sigillo è stato fatto con il permesso del vicedirettore dell’Ufficio per gli Affari Civili, che è una diramazione dell’Ufficio Affari Religiosi e Nazionali e perciò p. Wang non è colpevole”.

Per aumentare il peso delle accuse, viene chiamato a testimoniare anche un poliziotto il quale afferma che la festa della consacrazione ha creato problemi al traffico stradale. “Tutti sanno – commenta il resoconto del processo – che la chiesa si trova in un luogo isolato, lontano dalla strada principale. Inoltre, la proprietà della parrocchia è ampia e vi è parcheggio per tutti”.

Alla difesa finale l’avvocato ha detto che le accuse sono ingiuste e inesistenti e basate su “false testimonianze”. Il giudice ha allora sospeso il processo rimandando la sentenza, promettendo che avrebbe parlato con le autorità. Dopo due giorni di discussione - a cui hanno partecipato il commissario politico [un membro influente del Partito comunista- ndr], insieme ai rappresentanti del Fronte Unito e dell’Ufficio affari religiosi – non vi è stato alcun pronunciamento e il giudice ha chiesto alle autorità superiori.

Il 14 novembre scorso vi è stata la seconda seduta del processo, a cui erano presenti più di 200 parrocchiani di Guyuan e i parenti di p. Wang. La seduta è durata solo 10 minuti: il tempo per il giudice di condannare p. Wang a 3 anni di prigione per aver organizzato un incontro illecito. L’avvocato di p. Wang ha protestato contro il tribunale e ha deciso di presentare ricorso. I fedeli hanno cercato di avvicinarsi al sacerdote, ma la polizia l’ha subito preso, messo in un’auto e portato via.

Il resoconto – stilato da alcuni fedeli presenti al processo – conclude con alcune considerazioni: “Questa condanna ingiusta mostra che in Cina non esiste giustizia. Da una parte si afferma che vi è libertà religiosa, dall’altra si arrestano e si sopprimono i membri della Chiesa”. E ancora: “Questa condanna illegale è uno schiaffo in pieno viso contro la tanto proclamata ‘costruzione della società armoniosa’ [lo slogan del presidente Hu Jintao – ndr]. P. Wang è un debole agnello e si può ammazzarlo con facilità. Invece i veri criminali sfuggono a qualunque condanna”.

Quanto avvenuto a p. Wang sembra confermare la presenza di una vera e propria campagna di “normalizzazione” delle Chiese non ufficiali da parte dell’Ufficio affari religiosi, che impone a tutti i sacerdoti di registrarsi all’Ap come unica via per ottenere il permesso di esercitare il ministero.

Nella sua Lettera ai cattolici cinesi, Benedetto XVI ha definito l’Ap un organismo la cui finalità è “inconciliabile con la dottrina cattolica”.

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