01/09/2025, 10.41
IRAN
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Card. di Teheran: da uno sguardo coloniale alla diplomazia della spiritualità in 'Asia occidentale'

di card. Dominique Joseph Mathieu *

In una riflessione per AsiaNews l'arcivescovo Mathieu critica “l’egemonia coloniale” che deforma la realtà di una regione “intrinsecamente multipolare”. "La pace non può essere costruita sull’ideologia di un mondo interventista cosiddetto libero che disumanizza parti di popolazioni che non sono allineate con loro". Sale la tensione sul nucleare: i Paesi “E3” vogliono riattivare il meccanismo di snapback, Teheran minaccia di ritirarsi Trattato di non proliferazione.

Teheran (AsiaNews) - L’appellativo stesso di Medio Oriente “tradisce un’egemonia coloniale persistente” e maschera “la realtà di una ‘Asia occidentale’ intrinsecamente multipolare”. È quanto scrive il card. Dominique Joseph Mathieu, arcivescovo di Teheran-Ispahan dei latini, nella riflessione inviata ad AsiaNews sulla situazione in una regione martoriata da “tensioni e conflitti”. Una egemonia, prosegue il porporato, che troppo spesso “si limita” a una “politica di superiorità militare aggressiva ed espansionista” imposta “da governanti senza il consenso dei governati”. Al contrario, avverte, è necessario “riconoscere e valorizzare la dimensione spirituale dell’umanità”, basarsi su “principi universali” di dignità umana, bene comune e solidarietà, e promuovendo il dialogo interreligioso ci si “avvicina a una ‘diplomazia della spiritualità’”.

Nei giorni scorsi il Consiglio di sicurezza Onu si è riunito a porte chiuse, dopo che i Paesi del cosiddetto “E3” - Francia, Regno Unito e Germania - hanno deciso di avviare il processo per l’attivazione del meccanismo di snapback, aprendo la strada al ripristino delle sanzioni delle Nazioni Unite sul nucleare. Sul fronte interno, intanto, non si placa la polemica promossa dall’ala ultra-conservatrice per il ritorno degli ispettori dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), con i vertici di Teheran che minacciano di ritirarsi Trattato di non proliferazione. Inoltre, alcuni alti funzionari iraniani avrebbero ammesso in riunioni private che Washington ha ignorato almeno 15 messaggi finalizzati a una ripresa dei negoziati. Al contempo i Pasdaran (Guardiani della rivoluzione) hanno annunciato l’arresto di otto persone sospettate di aver cercato di trasmettere le coordinate di siti sensibili e i dettagli su ufficiali militari di alto livello al Mossad.

Un quadro generale di crisi e tensione, che rende ancor più urgente il monito a conclusione della riflessione del card. Mathieu: al centro della vita cristiana vi è“l’amore e non il dominio”. 
Di seguito, la riflessione del card. Mathieu inviata ad AsiaNews:

L’appellativo stesso di “Medio Oriente" tradisce un’egemonia coloniale persistente, mascherando la realtà di una “Asia occidentale” intrinsecamente multipolare. Questa terminologia non è neutra; è l’eco di una superpotenza occidentale e dei suoi alleati regionali, il cui obiettivo rimane la dominazione. Per rompere il ciclo di tensioni e conflitti, è imperativo rifiutare questa visione unilaterale e abbracciare un approccio basato sulla dignità umana e sulla cooperazione.

Un’egemonia di questo tipo si limita molto spesso a una politica di superiorità militare aggressiva ed espansionista, sempre più spesso imposta da governanti senza il consenso dei governati. Questa politica comporta la soppressione totale dei rivali o l’imposizione della propria autorità. Questa dinamica rafforza la resistenza regionale e allontana così il dominatore dal suo obiettivo, che dovrebbe includere tanto la legittimità politica quanto l’accettazione regionale. Come sottolinea il filosofo italiano Antonio Gramsci, ogni prospettiva alternativa a quella del dominatore può allora sembrare irrazionale o estrema.

Una pace duratura, capace di rompere il ciclo infinito di tensioni e conflitti, si ottiene attraverso la diplomazia e il dialogo, nel rispetto reciproco e nella sovranità uguale. La pace in Asia occidentale non può essere costruita sull’ideologia di un mondo interventista “cosiddetto” libero - che si pone dalla “parte buona della storia” - che demonizza le potenze emergenti mentre promuove un cambio di regime per il bene dei cittadini, e che disumanizza parti di popolazioni che non sono allineate con loro.

Attaccarsi al passato invece di aprirsi a un nuovo ordine mondiale non offre alcuna garanzia di sicurezza internazionale e regionale, né di strutture economiche e istituzioni internazionalmente sostenibili. Al contrario, ci avvicina di più al baratro di Armageddon.

Se esiste una dominazione giusta, essa può provenire solo da Dio, il quale considera la dignità e la libertà di ogni essere umano come fondamentali. Ogni attacco alla dignità, restrizione della libertà e sfruttamento di individui o gruppi è contrario all’etica sociale cattolica.

Qualsiasi sistema o struttura che conduca alla ingiusta dominazione di un gruppo su un altro, che sia a livello economico, politico o culturale, è inaccettabile. La Chiesa si oppone a ogni forma di egemonia che marginalizza e opprime. Per questo favorisce la solidarietà, la sussidiarietà e l’opzione preferenziale per i poveri. Gesù denuncia l’ipocrisia di una religiosità “esteriore” priva di spiritualità interiore, che è l’autentica espressione di un rapporto profondo e sincero con Dio.

Riconoscere e valorizzare la dimensione spirituale dell’umanità come forza motrice per la pace, la giustizia e la riconciliazione nel mondo - basandosi sui principi universali della dignità umana, del bene comune e della solidarietà, e promuovendo attivamente il dialogo interreligioso - si avvicina a una “diplomazia della spiritualità”.

Questi valori cristiani non si impongono, ma permeano gli individui e le società testimoniando e discutendo le verità universali, rispettando la diversità culturale incluse le valenze, le credenze e le norme sociali. Come sottolinea papa Leone XIV: “La pace inizia per ciascuno di noi: dal modo in cui guardiamo gli altri, ascoltiamo gli altri, parliamo degli altri”.

Al centro della nostra vita cristiana, vi è “l’amore e non il dominio”: esso solo è capace di condurre alla perfezione personale e sociale, permette alla società di progredire verso il bene, riflettendo l’amore di Dio e il sacrificio di Cristo, manifestandosi attraverso la compassione, il servizio e il rispetto universale di ogni persona. 

* Arcivescovo di Teheran-Ispahan dei latini

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