18/10/2018, 08.49
VIETNAM
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Hanoi, libera, ma costretta all’esilio la nota blogger cattolica “Mother Mushroom”

Nguyễn Ngọc Như Quỳnh, 39enne madre di due figli, era stata arrestata nell'ottobre 2016 e condannata a 10 anni di carcere con l'accusa di “propaganda contro lo Stato”. Gli amici esprimono su internet la gioia per il suo rilascio: “Dopo numerosi sforzi, la famiglia si è riunita in un Paese libero”. Dal 2016, attivisti e blogger sono gli obbiettivi di una campagna governativa contro il dissenso. Al momento vi sono 129 prigionieri politici, arrestati per aver criticato o protestato contro il regime comunista.

Hanoi (AsiaNews) – Dopo due anni di carcere, le autorità vietnamite hanno disposto il rilascio della nota blogger dissidente cattolica Nguyễn Ngọc Như Quỳnh, a condizione che l’attivista si trasferisca negli Stati Uniti d’America. Conosciuta come “Mẹ Nấm” (Mamma fungo), la 39enne madre di due figli era stata arrestata nell'ottobre 2016 e condannata a 10 anni di carcere con l'accusa di “propaganda contro lo Stato”. La detenzione della popolare blogger, impegnata su fronti come diritti umani e inquinamento industriale, ha attirato le critiche e gli appelli di alcuni governi occidentali e gruppi internazionali di attivisti.

Gli amici della blogger esprimono su internet la gioia per il suo rilascio. Nguyen Tin annuncia che “dopo numerosi sforzi, la famiglia di Nguyễn Ngọc Như Quỳnh si è riunita in un Paese libero”. I gruppi pro-democrazia ricordano tuttavia i tanti dissidenti ancora prigionieri nelle carceri del regime comunista. Lo scorso luglio, anche il noto avvocato per i diritti umani Nguyen Van Dai ed il collega Le Thu Ha sono stati liberati e costretti all’esilio in Germania, circa due mesi dopo una dura condanna per lo svolgimento di “attività volte a rovesciare lo Stato”. Il 5 aprile scorso, Dai era stato condannato a 15 anni di carcere e cinque anni di arresti domiciliari, mentre Ha a nove anni di reclusione.

Secondo un rapporto pubblicato da Human Rights Watch (Hrw) lo scorso febbraio, nel Paese del sud-est asiatico al momento vi sono 129 prigionieri politici, arrestati per aver criticato o protestato contro il regime comunista; accuse respinte da Hanoi, secondo cui non vi sono detenuti per reati di opinione, ma solo criminali puniti per aver violato la legge. Il Vietnam occupa uno dei gradini più bassi al mondo per la libertà di stampa: secondo l’indice pubblicato nel 2017 dall’Ong Reporters sans frontières è al 175mo posto su 180 Paesi.

Dal 2016, attivisti e blogger sono gli obbiettivi di una campagna governativa contro il dissenso. Gli oppositori al regime subiscono quotidianamente molestie, intimidazioni, sorveglianza e interrogatori della polizia e sono sottoposti a lunghi periodi di detenzione preventiva, senza accesso ad avvocati o familiari. Anche la comunità cattolica ha pagato il prezzo per il proprio impegno. Frequenti sono le dure condanne emesse all’indirizzo degli attivisti cattolici, come dimostrano i recenti casi di Nguyễn Văn Oai (cinque anni di carcere), Trần Thị Nga (nove) e Nguyễn Văn Hóa (sette).

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