14/12/2010, 00.00
INDIA
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La gioia di Natale passa anche attraverso la sofferenza

di Brother Yesudas
Il miracolo del Natale a Calcutta: malati di Aids che muoiono nella pace; persone che ritornano nella vita, pieni di gratitudine, e si mettono a servire persone più bisognose di loro. A modello di Madre Teresa: “Noi siamo stati creati per cose più grandi, per amare ed essere amati”. La bellezza splende anche nel dolore.
Calcutta (AsiaNews) – Fratel Yesudas è un missionario della Carità, il ramo maschile dell’ordine fondato da Madre Teresa. Egli lavora da anni nella “Shanti Bhavan” (Casa della Pace” a Calcutta, dove, insieme ad altri confratelli e volontari, curano persone colpite dall’Aids e da altre gravi malattie. In occasione del Natale egli ci ha donato questa riflessione che pubblichiamo. Questo Natale 2010 è speciale perché avviene nel centenario della nascita di Madre Teresa.
(Con la collaborazione di Nirmala Carvalho).
 
Il mio viaggio nella vita continua affianco ai poveri e i sofferenti che mi circondano.
L’anno 2010 è iniziato con una splendida riflessione di Madre Teresa in preparazione al centenario della sua nascita: “Noi siamo stati creati per cose più grandi, per amare ed essere amati”.
 
Noi siamo stati creati per cose più grandi! Nella nostra vita, attorniati da persone povere e sofferenti noi riceviamo e impariamo grandi perle di sapienza.
 
Via via che le rughe appaiono sui nostri visi, siamo costretti ad ammettere che il nostro contributo verso l’esterno dipende in modo totale dalle nostre energie interne che generiamo, dalla forza spirituale che riconosciamo presente in noi. Questo è il Natale: esso proclama che Dio è in mezzo a noi ed Egli continua a compiere meraviglie con noi.
 
Il nostro mondo di oggi vede cose sempre più grandi, grazie al nostro progresso nella scienza, all’avanzamento tecnico, alle specializzazioni, con i media elettronici, i canali tivu di intrattenimento, l’informazione via internet… Essi sono ammirabili e stupefacenti risultati degli esseri umani. Ma in mezzo a questi eccezionali risultati noi abbiamo anche perduto la nostra innocenza, qualcosa della nostra franchezza.
 
La nostra vera grandezza non rivendica nessuna speciale qualità, abilità o importanza. Nella vera grandezza c’è una bellezza semplice e la trasparenza dell’amare e dell’essere amato. È un amore che genera vita e una vita che è pronta a morire per amore. Natale è una storia di amore che dà vita, una vita che è pronta a morire per amore.
 
Per noi a Shanti Bhavan quest’anno è stato pieno di scoperte di cose più grandi. Abbiamo migliorato i nostri servizi per i malati di Hiv/Aids e rimaniamo in contatto con la morte e la vita. Abbiamo fatto compagnia per sei mesi al sig. Omesh Oram, affetto da una ricorrente meningite da criptococco. Omesh ha lottato per la vita soffrendo in silenzio, e le medicine dal Lussemburgo e dalla Germania non lo hanno salvato. Lo abbiamo accompagnato fino all’ultimo istante del suo viaggio qui sulla terra. E ancora continuiamo a camminare con sua moglie e i figli, anch’essi sofferenti. Il nostro servizio è una piccola comunione di amore con questa famiglia.
 
Abbiamo anche camminato per due mesi con il sig. Sanjib Saha. Viveva per strada. É venuto da noi con uno stadio avanzato di Hiv e con infezioni della peggior tubercolosi. È stato anche colpito dal più doloroso e aggressivo tipo di tumore alle gengive che lo faceva sanguinare di continuo. Pur in mezzo alle sofferenze, era felice e grato per l’accoglienza e la cura che gli abbiamo offerto. Vedendolo morire, ho visto i suoi occhi aperti che ci fissavano, pieni di gratitudine.
 
Alcune settimane fa, dalla Scuola di medicina tropicale, sono andato a prendere la signora Mamata Banarjee, per portarla alla casa tenuta dalla nostra suore per le donne affette da Hiv/Aids. Aveva 45 anni e pesava solo 22 chili. Allo stadio terminale della sua malattia, abbandonata sul letto, con diffuse infezioni di tubercolosi, virali e di funghi, la sua faccia era coperta dall’ombra del terrore e l’angoscia interiore la stava strangolando lentamente.
 
Non aveva la forza di dire nemmeno una parola, ma guardava a noi con speranza. Con grande cura, le suore le hanno fatto il bagno e le hanno parlato nel suo bengalese approssimativo. La voce delle suore è stata una grande consolazione per Mamata. Il giorno dopo la sua faccia era più luminosa e con la sua voce flebile mi ha potuto dire: “Mi sento meglio adesso”.
 
L’altro aspetto del nostro cammino qui è quello di contemplare la bellezza della gente che una volta erano molto malati e morenti, e ora aiutano gli altri che hanno bisogno di cure e attenzioni. Ashram, Kanai e Robi sono parte dell’apostolato qui a Tengra. Sono sempre là per aiutare gli altri nei loro bisogni. Sono così grati per il sostegno e le cure ricevute dai Fratelli che vogliono offrire la loro vita per servire gli altri che sono nelle necessità. È molto bello pure contemplare la comunione crescente nelle famiglie del sig. Dilip, Silender Nath Mete, Biswajit e altre, che sono tornate alla vita e ritornati al loro lavoro. Dal loro cuore spezzato fluisce una gioia di comunione.
Ogni giorno vedo il sig. Hemanto Mukarjee trascinarsi verso il piccolo giardino di fronte alla nostra casa per innaffiare le piante. Egli soffre di Aids, associato con artropatia e pur negli acuti dolori alle ginocchia, ai gomiti e alle spalle, vuole rendersi utile e creativo.
Quando vedo i fiorellini che sbocciano al sole nel mattino, medito sulla bellezza che Dio comunica attraverso il potere creativo di Hemanto.
 
Oltre il dolore siamo chiamati a riscoprire la gioia e il potere dell’amore. Ognuno di queli fiori nel giardino proclama l’amore e la bontà di Hemanto. Nella mia contemplazione vedo questa bontà diffondersi a tutti i Fratelli e ad ognuno che vive qui.
 
Partecipando alla bontà della gente, diveniamo più compassionevoli e irradiamo il calore di Dio, che è nato a Natale. Vi auguro che la celebrazione del Natale e del Nuovo Anno sia una partecipazione alla bontà della gente che sono gli ultimi nella votra famiglia e comunità.
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