Pechino espande le radio per Tibet e Xinjiang mentre si spengono le voci sostenute dagli USA
L’aggiornamento invernale dell’HFCC, l’organismo internazionale che coordina le frequenze radio in onde corte, mostra un ampliamento significativo delle trasmissioni dichiarate da China National Radio, soprattutto in tibetano e uiguro. Un aumento che arriva mentre gli Stati Uniti riducono drasticamente i fondi per la U.S. Agency for Global Media e Radio Free Asia, storica voce indipendente che ha documentato la repressione in Tibet e nello Xinjiang.
Pechino (AsiaNews) - Il 9 novembre la High Frequency Coordination Conference (HFCC), che coordina l’uso delle onde corte tra i broadcaster di tutto il mondo, ha pubblicato il nuovo palinsesto delle trasmissioni radio per la stagione invernale. Dall’aggiornamento emerge un ulteriore aumento delle frequenze registrate dall’emittente statale cinese China National Radio (CNR), soprattutto nei servizi in lingua tibetana e uigura.
L’HFCC gestisce e coordina i database globali delle frequenze utilizzate dalle radio internazionali, con l’obiettivo di ridurre al minimo le interferenze tra stazioni. L’associazione si basa però solo su dati forniti direttamente dai broadcaster: può quindi accadere che alcune emittenti registrino più frequenze di quelle che poi utilizzeranno davvero, oppure, al contrario, non inseriscano tutte le trasmissioni effettivamente diffuse. Per questo il calendario HFCC non è una fotografia esatta dell’intero panorama delle radio a onde corte, ma riflette più che altro le intenzioni dichiarate dai singoli broadcaster, che a volte hanno anche un obiettivo politico. Allo stesso tempo, nei Paesi con una rigida censura, le radio ad onde corte sono ancora oggi un mezzo privilegiato per la diffusione di voci indipendenti perché raggirano le restrizioni, sfuggono ai controlli e mantengono l’anonimato degli ascoltatori.
Dal 2018 China National Radio fa parte del conglomerato statale “Voice of China”, che riunisce radio, televisione e piattaforme digitali sotto la supervisione del dipartimento centrale per la Propaganda. Con questa riorganizzazione è stata centralizzata la gestione dei media statali, permettendo di coordinarne l’espansione in modo efficace.
Nel frattempo, i tagli di UsAid, l’agenzia di cooperazione statunitense, hanno ridimensionato drasticamente la diffusione di voci alternative dentro al Paese. Nel 2024 Washington ha destinato oltre 800 milioni di dollari all’Usagm (U.S. Agency for Global Media), di cui 71 milioni alla sola Radio Free Asia che, pur essendo finanziata dal Congresso, opera con garanzie legali contro interferenze politiche dirette. Tuttavia, il bilancio proposto per il 2026 prevede 153 milioni di dollari per la chiusura ordinata dell’agenzia. Dalla sua fondazione, Radio Free Asia (RFA) è stato uno dei mezzi principali per la diffusione di una voce anti-sistema. Le trasmissioni in lingua tibetana e uigura hanno documentato la repressione in Tibet e nello Xinjiang, i campi di detenzione e i lavori forzati in violazione dei diritti umani fondamentali.
La correlazione diretta tra l’espansione dei servizi finanziati da Pechino e la contrazione di quelli sovvenzionati da Washington è difficile da verificare con precisione. Tuttavia, nel palinsesto redatto dall’HFCC si intravede un tentativo da parte dei media cinesi di colmare il vuoto informativo lasciato dagli Stati Uniti. Probabilmente non è un caso che la China National Radio stia ampliando il numero di trasmissioni previste proprio in lingua tibetana e uigura, cioè quelle rivolte alle minoranze principalmente coinvolte dall’indebolimento di RFA. CNR ha dichiarato che trasmetterà 17 trasmissioni in lingua tibetana quest’inverno, da fine ottobre a marzo (stagione B25), una in più rispetto alla stagione estiva da poco conclusa (A25) e 16 in più rispetto a quante previste nel periodo estivo dello scorso anno, dal 31 marzo al 27 ottobre 2024 (A24), cioè prima del taglio dei fondi.
Alla luce di questi aggiornamenti nella programmazione - spiega Maria Repnikova esperta di comunicazione politica cinese - è ragionevole intravedere una relazione diretta tra il ridimensionamento dei media finanziati da Washington e l’espansione di quelli sostenuti da Pechino. Queste trasmissioni trasmettono nelle lingue locali in apparente contrasto rispetto al tentativo da tempo portato avanti da Pechino di rafforzare l’integrazione delle minoranze etniche attraverso la promozione della lingua nazionale, il cinese mandarino. L’obiettivo dei servizi in lingua etnica è consentire “ai pensieri del leader di penetrare nei cuori delle persone di etnia diversa come una pioggia di miele”, ha affermato un alto funzionario del dipartimento centrale della Propaganda di Pechino in occasione della celebrazione dell'anniversario della radio statale cinese tibetana.
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