24/10/2007, 00.00
TURCHIA - IRAQ
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Raid turchi nel nord Iraq, il Kurdistan condanna il Pkk

Fonti ufficiali turche ammettono operazioni militari in territorio iracheno. Dopo le critiche Usa, le autorità del Kurdistan si appellano ufficialmente al Pkk, perché abbandoni l’uso della violenza. Attesa per la riunione straordinaria del Consiglio di sicurezza nazionale ad Ankara, che potrebbe decidere il minacciato intervento su “vasta scala”.
Ankara (AsiaNews/Agenzie) – Con azioni aeree e di terra le forze turche hanno attaccato postazioni dei ribelli curdi del Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk) nel nord Iraq: le truppe sono penetrate all'interno del territorio iracheno tra il 21 e il 23 ottobre scorso. Lo hanno reso noto fonti ufficiali di Ankara, secondo le quali non si tratta della temuta “offensiva su larga scala” - che Washington e Baghdad stanno tentando di evitare - ma di operazioni simili a quelle compiute in passato. La tensione rimane alta ai confini, mentre il governo del Kurdistan iracheno (KRG) ieri sera ha condannato ufficialmente “l’uso della violenza come metodo per raggiungere fini politici”.
 
Il vice premier turco Cemil Cicek, citato dal quotidiano Hurriyet, ha reso noto che diversi cacciabombardieri F-16 hanno colpito obiettivi situati sulla frontiera, per poi spingersi all'interno del territorio iracheno per colpire basi dei ribelli. Le forze armate turche avrebbero ucciso in 3 giorni 34 guerriglieri del Pkk. L’operazione di Ankara arriva in risposta ad un nuovo attacco dei ribelli curdi contro un’unità del suo esercito nel sud est dell'Anatolia, in cui sono stati uccisi 17 soldati.
 
Intanto continua il lavoro delle diplomazie tra le nazioni in campo: Iraq e soprattutto Stati Uniti sono fortemente preoccupati che il minacciato intervento turco su “vasta scala” possa destabilizzare l’unica zona che nel Paese del Golfo gode di relativa pace e progresso. Washington ha chiesto più tempo per poter lavorare insieme ad Ankara in una possibile operazione coordinata nel nord dell’Iraq. Il primo ministro dell’Iraq Nouri al Maliki, invece, ha detto che verranno “chiuse le sedi” del Pkk e “non permetterà ai terroristi curdi di operare in territorio iracheno”. Dal canto suo Ankara minaccia di imporre, non ben precisate, sanzioni contro Baghdad, qualora fallisse nel perseguire i militanti curdi.
 
Dopo le critiche del Dipartimento di Stato americano alle autorità curde per “l’inattività” nei confronti del Pkk, ieri sera la presidenza del KRG ha diffuso un comunicato in cui si fa appello ai ribelli, perché mettano fine alla lotta armata, e in cui si condanna “l'uso del territorio iracheno, compreso quello della regione del Kurdistan, come base per minacciare Paesi vicini”.
 
La carta dell’attacco militare rimane comunque ancora sul tavolo e oggi ad Ankara è prevista la riunione straordinaria del Consiglio di sicurezza nazionale. Tra i partecipanti: le alte sfere dell’esercito, il capo del governo Recep Tayyip Erdogan, i ministeri dell’Interno, degli Esteri e della Difesa e il capo di Stato, Abdullah Gul. Dall’incontro – ipotizzano i media turchi - potrebbe uscire la decisione di attaccare.
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