10/09/2009, 00.00
INDIA
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Religioso indiano: "Anche i sordi possono sentire la Buona Novella”

di Nirmala Carvalho
L’esperienza di p. K V George fra i disabili dell'udito. “La Chiesa se ne occupa sin dai tempi di Sant’Agostino”. Oggi serve una pastorale dedicata a loro che non li renda “spettatori silenziosi nelle chiese”e ci aiuti a “recuperare gli aspetti semplici, visibili e concreti della fede e della liturgia”.
New Delhi (AsiaNews) - “Un bambino disabile spesso rende la sua famiglia disabile. Per questo diventa un imperativo che i sacerdoti spronino i fedeli a cercare queste persone che hanno bisogno di una particolare attenzione pastorale”.
 
P. V K George da anni è impegnato in opere a favore dei sordi dell’India. Religioso della Famiglia Monfortana è oggi segretario e tesoriere della congregazione dei Fratelli di San Gabriele per la provincia del nord-est. Vive a Guwahati nello stato dell’Assam in una delle 155 scuole gestite dai monfortani, nove delle quali dedicate proprio ai sordi.
 
Secondo alcune statistiche, le persone affette da sordità in India sono circa 60 milioni, quasi il 6% della popolazione. I numeri però non rendono ragione alla vastità del fenomeno che coinvolge anche la vita delle famiglie in cui vivono i disabili.
 
“Impotenza” ed “esclusione sociale” sono le due parole che p. George usa per descrivere la condizione in cui spesso vivono non solo i disabili, ma anche i loro parenti. Per aiutarli il religioso da oltre trent’anni dedica loro il suo tempo e le sue energie. Ha conseguito il dottorato in Special Education all’Università di Manila e si è specializzato in audiologia all’University College di Dublino.
 
Il Pontificio consiglio per la pastorale della salute ha deciso di dedicare il suo prossimo congresso internazionale, in programma in Vaticano a novembre, al tema “Effatà! La persona sorda nella vita della Chiesa”. P. George è entusiasta della scelta e afferma: “È fondamentale creare maggior consapevolezza tra i fedeli a livello delle parrocchie perché essi possano avere un ruolo molto importante nell’inclusione di bambini e adulti disabili, insieme alle loro famiglie, nella vita quotidiana della comunità locale”.
 
Il religioso monfortano spiega che “la Chiesa si occupa di educare le persone sorde sin dai tempi di Sant’Agostino”. Ricerca tecnica, istruzione e riabilitazione sono i campi in cui da secoli religiosi e laici cattolici si impegnano per aiutare i sordi per contribuire al loro inserimento nella società. “Ma sempre più spesso - afferma p. George - i sordi sono spettatori silenziosi nelle chiese e nei momenti liturgici ed i sacerdoti non prestano abbastanza attenzione a loro”.
 
Per p. George la Chiesa, soprattutto in India, non può trascurare questo fatto e si augura che proprio il Congresso organizzato in Vaticano contribuisca a sviluppare una pastorale dedicata ai sordi. “Molti elementi della fede - afferma - risultano astratti e lontani per i sordi che non hanno sviluppato sin dall’infanzia abilità linguistiche. Sono chiamati non a caso “il popolo degli occhi” e questo sprona la Chiesa a recuperare gli aspetti semplici, visibili e concreti della fede e della liturgia”.
 
Il religoso indica alcune ipotesi che la Chiesa , indiana e non, potrebbe seguire per sviluppare una pastorale per i sordi. A partire dalla scelta di destinare alcuni preti, debitamente formati, a seguire i disabili e le loro famiglie in modo esclusivo. Dal loro lavoro e dal contributo di professionisti “si potrebbe giungere anche a codificare un linguaggio dei segni per la liturgia”.
 
“La nostra cura per i sordi - dice p. George prendendo ad esempio il lavoro della Famiglia Monfortana – non deve confinarsi alle quattro mura delle parrocchie o delle istituzioni, ma deve permeare la vita delle nostre comunità. Leggiamo nel vangelo che ogni volta che Cristo toccava un disabile lo guariva. Questo è il modello che dobbiamo seguire nella pastorale verso i portatori di handicap perché la Buona novella sia sentita da tutti, anche dai sordi”.
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