19/06/2025, 13.09
THAILANDIA
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Bangkok: sulla telefonata a Hun Sen la resa dei conti tra i militari e Shinawatra

di Steve Suwannarat

Il secondo partito della coalizione di governo pronto a lasciare la maggioranza e il Pheu Thai. Le turbolenze innescate dal colloquio (registrato) fra la premier Paetongtarn e l'ex leader cambogiano, in cui si è parlato dei recenti scontri fra eserciti al confine. Il Paese aperto a tutti gli scenari, da nuove alleanze all’uso della forza dell’esercito.

Bangkok (AsiaNews) - Aria di crisi politica oggi a Bangkok, dopo che il secondo partito della coalizione di governo, il Bhumijay associato dall’autunno 2023 al Pheu Thai in una alleanza di convenienza di due ex avversari, ideologicamente e per interessi molto distanti, ha deciso di non partecipare più all’esecutivo guidato da Paetongtarn Shinawatra. Alla base della scelta, la telefonata di ieri sera tra la 38enne premier e l’ex primo ministro e “uomo forte” della Cambogia Hun Sen. Una telefonata facilitata dall’amicizia e comunanza di interessi economici tra Hun e Thaksin Shinawatra, padre di Paetongtarn, a sua volta ex capo del governo thai, in esilio dal 2008 e dal rientro in patria due anni fa impegnato a ricostruire una trama di potere e di interessi.

Al centro del colloquio telefonico fra i leader, come emerso dalla registrazione, le recenti tensioni fra i due Paesi in seguito al conflitto a fuoco sul confine il 28 maggio scorso, che ha provocato la morte di un militare cambogiano e ha innescato una catena di dichiarazioni, accuse e ritorsioni a ridosso della frontiera. Imponenti manifestazioni dei nazionalisti cambogiani e movimenti di truppe verso il confine hanno mandato un messaggio chiaro a Bangkok, come pure la sospensione chiesta da Hun Sen dei traffici trans-frontalieri e dell’importazione dal vicino thailandese. Il 15 giugno Phnom Penh ha chiesto un intervento della Corte di Giustizia internazionale sulla contesa, mossa respinta da Bangkok che non vuole intermediari internazionali.

Nel colloquio tra i due leader ci sarebbero però state anche - secondo il Partito del Popolo, riformista, all’opposizione - critiche della premier verso l’atteggiamento dei militari thai. Una possibilità affatto remota, dato l’interesse delle forze armate a garantirsi spazi di manovra e benefici nel controllo delle aree confinarie e influire sui rapporti bilaterali. Inoltre, le stesse forze armate fanno parte di una aggregazione di interessi economici e di potere che non vede di buon occhio un ruolo di governo della famiglia Shinawatra, nel mirino di interventi militari dall’autunno 2006 ma che quando ha partecipato a libere elezioni le ha sempre vinte con ampio margine.

Il contesto attuale è aperto a vari scenari, dalla crisi eminentemente politica, con la difficoltà a trovare una maggioranza stabile, fino ad accordi opportunisti con forze eterogenee che escluda solo chi apertamente schierato contro gli Shinawatra o contro le élite tradizionali di fatto intoccabili. Di certo resta l’urgenza di un dialogo per mettere fine alla tensione armata, che potrebbe approfittare della debolezza politica del governo thailandese.

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