Chiang Mai: minori rohingya 'scomparsi' da centro governativo
Dal 21 marzo non si hanno notizie di sei adolescenti dello Stato del Rakhine portati in Thailandia da trafficanti di esseri umani e arrestati nello scorso mese di dicembre. Una vicenda che rivela le gravi lacune di Bangkok nelle tutele dei minori tra i richiedenti asilo. Fortify Rights: "Ogni bambino rifugiato sia protetto e non punito per aver cercato la salvezza nel Paese".
Bangkok (AsiaNews) - Si sono perse le tracce di sei minori di etnia Rohingya portati in Thailandia da trafficanti di esseri umani. Erano stati affidati a un centro governativo nella città di Chiang Mai, ma di loro non si ha più notizia dal 21 marzo. Arrestati a dicembre 2024, i giovani fra i 14 e i 17 anni di età in fuga dallo stato Rakhine del Myanmar dove più cruenta è la persecuzione verso i musulmani rohingya, erano espatriati pagando l’equivalente di 2.800 dollari ma una volta in Thailandia erano stati abbandonati dopo che le famiglie non avevano potuto soddisfare ulteriori richieste di denaro dei trafficanti. Successivamente all’affidamento al centro, il 5 marzo erano stati giudicati idonei all’espulsione dal Tribunale per i minori e per le famiglie di Chiang Mai per “ingresso illegale” nel Paese.
La Thailandia non aderisce alla Convenzione per i rifugiati del 1951 e questo comporta ambiguità sul piano dell’accoglienza, come dimostra la mancanza di tutele verso appartenenti a gruppi etnici (soprattutto rohingya, uighuri o nordcoreani perseguitati in patria).
Non vi sono dati certi sulla presenza di minori tra i richiedenti asilo ospitati nei centri istituzionali, tuttavia una stima approssimativa congiunta dell’Unicef e della Commissione nazionale thailandese per i Diritti umani ha individuato lo scorso anno un totale di 3.693 minori non accompagnati o separati dalle famiglie ospitati in 99 centri nelle sole tre province settentrionali di Tak, Chiang Mai e Chiang Rai. La ricerca ha anche indicato che la media di 37 minori di queste categorie in ciascun centro, segnala un aumento del 38% rispetto al 2019. Un dato che rivela non solo nuovi arrivi ma anche il fatto che molti degli “ospiti” rischiano di languire per anni nelle istituzioni predisposte dalle autorità, in carenza di diritti fondamentali e di prospettive di libertà e sicurezza.
Il problema è evidenziato dall’organizzazione Fortify Rights, particolarmente attenta al contesto del Sud-est asiatico, che rileva come l’articolo 22 della Convenzione sui Diritti dell’infanzia e dell’adolescenza a cui la Thailandia aderisce dal 1992 dovrebbe garantire che i giovani rifugiati, accompagnati o non accompagnati, ricevano “protezione adeguata”. Vero è che la Thailandia ha mantenuto delle riserve rispetto all’articolo 22 fino al 30 agosto 2024, motivandole con ragioni di sicurezza; ma “mancando di garantire ai minori rifugiati riconoscimento legale e protezione, il governo thailandese li espone a sfruttamento, abusi e anche a scomparsa” ricorda Matthew Smith, fondatore di Fortify Rights. “La Thailandia - aggiunge ancora Smith - ha l’opportunità di mostrare leadership regionale rispettando i suoi obblighi per i diritti umani e assicurando che ogni bambino rifugiato sia protetto, non punito, per avere cercato la salvezza”.
Foto: IOM 2024/Anushma Shrestha