25/07/2017, 15.22
INDIA
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Gesuita indiano: smontare il mito della ‘Nazione indù’

di George Pattery sj*

Per l’India, la più grande minaccia alla libertà è l’ideologia divisiva dell’Hindutva. Dopo la prima rivoluzione che ha portato alla nascita di una nazione laica e democratica, serve una seconda rivoluzione. Il governo al potere discrimina le minoranze, dimentica i dalit, crea fratture nella società, tentando di imporre una cultura monolitica. Far rivivere lo spirito pluralistico dell’India. L’analisi del superiore provinciale dei gesuiti per l’Asia del sud (traduzione a cura di AsiaNews).

New Delhi (AsiaNews) – Nel mondo di oggi le sfide più resilienti e potenti per una società giusta e umana sono le identità sociali divisive fondate sui tre [pilastri] di etnia/nazionalismo, ideologia/religione e patriarcato/maschilismo. L’Asia del sud lotta contro diverse ingiustizie che vanno dalle disuguaglianze economiche, alla discriminazione di casta e all’egemonia culturale, che da anni opprimono il nostro popolo a lungo sofferente. La nostra ricerca deve soddisfare la visione dei nostri padri e madri fondatori/fondatrici della nazione in vista di una società giusta e con giusti mezzi: una giustizia fondata su libertà, uguaglianza, fraternità; una società che garantisca i diritti fondamentali e le libertà civili; che sia inclusiva e partecipativa; rispetti e protegga gli individui e le identità collettive; dia priorità ai diritti di base invece che ai desideri superflui; privilegi la ricostruzione invece del castigo, il perdono al posto della vendetta.

Le potenti aziende e le lobby delle comunità [che esprimono] interessi particolari e di parte, polarizzano le società invase da identità sgretolate, da un senso di alienazione e oppresse da paure individuali e collettive. Una tale situazione alimenta politiche divisive di odio, cooptando il popolo verso una consolidata maggioranza che opprime le minoranze e gli emarginati. Una narrativa tentatrice riempita di miti falsificati e immaginari sostiene questo processo e viene concretizzata in un’ideologia politico-religiosa costruita ad arte, resa operativa all’interno di un’agenda fattibile. Per contrastare in modo concreto e sostenibile la narrativa falsificata, il primo passo è smontare il mito. Ancora più efficace sarebbe esporre una contro-narrativa e una visione mondiale, almeno ricca allo stesso modo, evocativa e vera di religiosità genuina, [con l’obiettivo di] ricostituire un’auto-comprensione del popolo che ritragga la propria storia e ricrei l’ispirazione per affrontare e risolvere la sua attuale sofferenza. In particolare le nazioni che hanno subito il dominio coloniale hanno bisogno di ritornare alla loro lotta per la libertà per dare inizio ad un secondo movimento della libertà che catturi e renda reali i loro sogni di un futuro luminoso e prospero.

In Pakistan, che si è diviso dall’India, le forze fondamentaliste hanno colpito minoranze religiose, individui e organizzazioni progressiste, minacciando il loro spazio e il diritto di esistere. Allo stesso modo il Bangladesh, nato da una guerra civile contro il Pakistan e unico Stato laico a maggioranza islamica, sta lottando contro il fondamentalismo islamico. L’isola di Ceylon, un modello di Stato sociale e liberale, divenuta Sri Lanka, non si è ancora ripresa da una auto-inflitta guerra civile tra le comunità singalese e tamil. Dopo la lunga rivolta marxista in Nepal, lì il sistema costituzionale non si è ancora stabilizzato, provocando insicurezza e alienazione tra la popolazione. In Bhutan, ci sono tensioni tra buddisti e popolazione nepalese indù.

Negli ultimi 70 anni da quando ha raggiunto l’indipendenza, l’India ha in gran parte sostenuto le tradizioni liberali democratiche. Invece oggi la più grande minaccia per la tradizione laica democratica dell’India è la crescita del fondamentalismo radicale indù. Il Rashtriya Swayamsewak Sangh (Rss) [gruppo paramilitare ultranazionalista indù di cui il partito Bharatiya Janata Party al governo è il braccio politico, ndr] e i suoi affiliati hanno catturato la politica indiana promuovendo uno stile estremista dell’induismo e sono determinati a trasformare l’India laica democratica in una Hindu Rashtra [nazione indù, ndr], cosa che stride con l’idea di India nata dalla lotta per la libertà e proclamata laica dal punto vista costituzionale dai nostri padri e madri fondatori/fondatrici.

I veri problemi di oggi

L’élite di governo, in modo aperto o di nascosto, promuove in miscuglio tossico di agenda neo-liberista e di rigida agenda nazionalistica indù, che mina le tradizioni laiche e democratiche dell’India e i suoi valori costituzionali. Tutto ciò ha diverse manifestazioni:

1. La dimostrazione di un’egemonia della maggioranza con un atteggiamento totalitario sostenuta dall’agenda dell’Rss, che [consiste] nel porre fine alla diversità e fondare una Hindu Rashtra, uno Stato con una cultura monolitica. L’organizzazione e i suoi affiliati hanno spinto l’ideologia dell’Hindutva attraverso varie istituzioni. Nella scena politica, un gran numero di pracharaks [“portavoce”, “rappresentante” – ndr] dell’Rss detengono incarichi di alto profilo, dal primo ministro ai chief minister statali, dai ministri dell’Unione ai ministri degli Stati, dai presidenti di varie commissioni ai capi di istituzioni governative. Questioni divisive come il “love jihad” [rete di giovani che adescano ragazze online per convertirle all’islam, ndr], “Ghar Wapsi” [“ritorno a casa”, cioè le riconversioni all’induismo – ndr], “Gau Rakhsha” [i protettori delle vacche, ndr], bando della macellazione delle vacche, bando della carne bovina, lotta alle conversioni e imposizione dell’hindi – tra le tante – hanno viziato la politica.

2. L’infiltrazione di simpatizzanti dell’Rss ha dato una connotazione settaria ad istituzioni democratiche come il sistema giudiziario, con alcuni giudici della Corte suprema, le Alte corti e le corti distrettuali che sostengono l’ideologia dell’Hindutva. Pregiudizi settari nell’operato di polizia, agenzie investigative, procedimenti penali e magistratura sono fenomeni allarmanti.

3. Nel campo dell’educazione, la nomina di sodali dell’Rss in prestigiosi istituti educativi ha messo a repentaglio queste istituzioni di alto livello. Libri di testo sono modificati per diffondere l’ideologia dell’Hindutva e diffondono l’odio contro le comunità di minoranza.

4. La maggior parte dei media cartacei ed elettronici sono divenuti strumento di propaganda del governo piuttosto che una sfida al potere per mezzo della verità.

5. Lo Stato di diritto è stato compromesso da quando i fautori del pensiero razionale sono stati assassinati, il “vigilantismo” [per proteggere le vacche sacre, ndr] e la violenza di massa contro le minoranze, così come contro i dalit, sono aumentati e la violenza settaria è divenuta più frequente. Quel che è peggio, è che in molte occasioni le denunce vengono registrate contro le vittime piuttosto che contro gli aguzzini, che fanno festa invece di essere puniti.

6. La libertà di espressione è sotto scacco perché le voci di dissenso vengo messe a tacere con la minaccia di denunce per sedizione o con altri tipi di processo. Anche la società civile viene censurata attraverso la cancellazione di centinaia di profili Fcra [Foreign Contribution Regulation Act 2010, la legge che regola l’accettazione e l’utilizzo di fondi stranieri, v. il caso di Compassion Internationalndr], l’attribuzione di accuse di sovversione per le voci critiche o costruendo casi insignificanti contro le Ong.

7. Le leggi sui terreni vengono modificate per facilitare la cessione alle corporazioni di grandi porzioni di terreni appartenenti ai gruppi emarginati.

8. Le politiche economiche del governo promuovono interessi aziendali piuttosto che quelli delle comunità agricole e delle masse lavoratrici. In aggiunta, politiche come la demonetizzazione [bando delle banconote da 500 e 1000 rupie, ndr] e la GST [“Good and service tax”, il sistema di tassazione uniforme imposto su beni e servizi, ndr] rappresentano il tentativo da parte del governo di aumentare la sorveglianza ed esercitare il controllo su tutte le transazioni finanziarie dei cittadini. Le misure di assistenza sociale vengono vendute con un’etichetta diversa e la loro assegnazione è ridotta in maniera considerevole, spingendo i poveri ancora più ai margini.

9. Nuove leggi e regole corrodono il diritto delle minoranze di dirigere le loro scuole, dando invece al governo il diritto di decidere il numero degli studenti e i corsi negli istituti educativi delle minoranze. L’attuale comportamento delle autorità nei confronti delle minoranze è riassunto nelle parole del portavoce del Bjp: “L’islam e il cristianesimo sono stranieri per l’India e perciò anche se le loro condizioni socio-economiche sono basse, ad essi non deve essere dato il privilegio delle quote nei luoghi di lavoro, negli organi legislativi e d’istruzione”.

10. Ogni forma di “azione affermativa” (affirmative action), sia essa lo stanziamento di fondi per il sostegno delle minoranze o il riservare posti di lavoro o in campo educativo, viene contrastata e vista come “una resa verso le minoranze”.

In questo contesto, l’India ha bisogno di una seconda lotta per la libertà per creare una nuova narrativa che rinnovi l’eredità del movimento di liberazione; contestualizzi ad oggi e contrasti la neoliberale ideologia della zafferanizzazione, che colonizza il nostro popolo strumentalizzando la religione indù, che di per sé è pluralistica e universale nella sua essenza ed approccio.

La risposta dei gesuiti

I superiori provinciali e regionali dell’Asia del sud hanno riflettuto sulla situazione e hanno stabilito per se stessi e per le Assistenze [suddivisione sul territorio delle comunità dei gesuiti, in tutto il mondo ce ne sono 10 – ndr] l’impegno a rispondere in maniera effettiva alle forze del fondamentalismo attraverso tutti i propri ministeri. Ogni risposta gesuita si basa sulla nostra missione di promuovere la giustizia e la riconciliazione nel nostro mondo distrutto, di cui una parte essenziale è svolta dal dialogo con i poveri e con persone di altre culture e religioni. La nostra missione come gesuiti in Asia del sud è costruire comunità umane di solidarietà che vanno contro la cultura dominante, che possano essere strumento di pace e riconciliazione per rispondere al pericolo di questa regione, trasformatasi in una regione di odio e violenza. Tradiremmo la nostra missione se rimanessimo spettatori silenziosi davanti a questo attacco ai valori costituzionali di uguaglianza, fratellanza, laicità e pluralismo. La nostra risposta deve trovare la collaborazione di uomini e donne di buona volontà, anche attraverso una rete tra società civile e altre organizzazioni che condividono i nostri valori.

Strategie

Le strategie qui contenute valgono per l’intera Assistenza da una parte all’altra delle province e possono essere da guida per sviluppare strategie più pertinenti nelle province stesse, in coordinazione con altri nella zona. È cruciale adottare e coordinare strategie a lungo e breve termine, per focalizzarsi sulle cause a tutti i livelli, non sui sintomi. Dare priorità e contestualizzare queste strategie deve essere il lavoro a livello di province e comunità per situazioni specifiche.

*Superiore provinciale dei gesuiti per l’Asia del sud

(Ha collaborato Nirmala Carvalho)

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