10/03/2016, 11.48
PAKISTAN
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Pakistan, i cristiani pregano per Asia Bibi: nuove minacce alla sua vita

di Jibran Khan

La donna, in carcere con l’accusa di blasfemia, è nel mirino dei radicali islamici, che ne chiedono la morte. Le minacce sono aumentate dopo l’impiccagione di Qadri, l’assassino del difensore di Bibi. Sacerdote: “Preghiamo e digiuniamo per la sua sicurezza e per quella di tutti gli altri prigionieri”.

Rawalpindi (AsiaNews) – I fedeli cristiani hanno risposto in massa all’appello lanciato ieri dalla Chiesa cattolica, che ha chiesto di pregare per Asia Bibi – la donna cristiana in carcere con accusa di blasfemia – dopo le rinnovate minacce alla sua sicurezza. Le preghiere si sono tenute a Rawalpindi, ma anche a Jhelum, Lahore e Sialkot. Dopo che la Corte suprema del Pakistan ha deciso di giustiziare Mumtaz Qadri – l’assassino di Salman Taseer, governatore del Punjab che aveva difeso Asia Bibi – nel Paese islamico si sono moltiplicate le proteste da parte di radicali musulmani che chiedono l’impiccagione della donna cristiana.

Arrestata il 19 giugno 2009 e condannata a morte in primo grado nel novembre 2010, Asia Bibi è da allora sottoposta a regime di isolamento per motivi di sicurezza. I sostenitori di Qadri, che nel frattempo stanno costruendo un monumento in sua memoria, hanno fatto pressioni sul governo affinché esegua la condanna a morte della donna.

P. Arshed John, sacerdote di Jhelum, ha partecipato al momento di preghiera: “Facciamo digiuno e preghiamo per Asia Bibi – dice – e per tutti gli altri che sono in carcere, preghiamo per la loro sicurezza e per la loro liberazione. Ora la preoccupazione è aumentata per lei, ma preghiamo che la tolleranza e la pace prevalgano nel nostro Paese”.

La giornata di preghiera indetta dalla Chiesa, spiega p. John, ha anche un’altra ragione: “Ieri siamo giunti al terzo anniversario dell’attacco brutale con il quale una folla ha messo a fuoco almeno 70 case [di cristiani], e i colpevoli di questo gesto sono ancora in libertà”. Il riferimento è all’incidente occorso il 9 marzo 2013 nell’insediamento cristiano Joseph Colony, vicino a Badami Bah (Lahore). Dopo aver accusato di blasfemia un giovane cristiano, un gruppo di musulmani ha appiccato il fuoco all’insediamento, distruggendo case e ferendo 35 persone.

Sempre ieri è arrivata la notizia della liberazione di Shahbaz Taseer, figlio del governatore ucciso, rapito nell’agosto del 2011. Il giovane era tenuto in un albergo a nord di Quetta ed è stato raggiunto dalle squadra anti-terrorismo grazie ad una soffiata. Rahim Ullah Yousaf Zai, giornalista esperto di terrorismo, ha fornito ulteriori dettagli sulla liberazione di Shahbaz. Secondo Zai, Taseer era nelle mani dello Stato islamico, in un campo vicino al confine tra Pakistan e Afghanistan. Dopo un attacco dei talebani, Taseer è stato preso dai miliziani e portato a Kuchlak, area vicino Quetta, dove è stato poi liberato.

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