29/09/2023, 11.20
COREA DEL SUD
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Seoul, le nuove leggi dopo i suicidi tra gli insegnanti e i problemi ancora aperti

di Alessandra Tamponi

Dopo le manifestazioni dei docenti schiacciati dalle pressioni, il governo coreano ha modificato la legge contro gli abusi che finiva per essere utilizzata per ricattarli in un sistema educativo dove la competitività parte già dalle elementari. Il sindacalista Hyunsu Hwang ad AsiaNews: "È solo il primo passo. Il governo ora dia loro la possibilità di difendere i propri diritti riconoscendo il diritto allo sciopero".

Seoul (AsiaNews) - Il 24 settembre la Corea del Sud ha annunciato nuove politiche per migliorare la condizione lavorativa degli insegnanti. Tra luglio e settembre il Paese ha vissuto momenti di intense proteste che hanno visto protagonisti proprio gli educatori, che, a seguito del suicidio di una giovane insegnante di scuola primaria, sono scesi in piazza per pretendere maggiori diritti e protezione. La precaria condizione degli insegnanti è strettamente legata al clima di intensa competitività del sistema educativo sudcoreano: tra il 2018 e giugno 2022 sono 100 gli insegnanti che hanno scelto di togliersi la vita.

Per comprendere meglio in fenomeno e le sue conseguenze, AsiaNews ha intervistato Hyunsu Hwang, presidente internazionale per il Korean Teachers and Education Workers Union (KTU) - in coreano Jeon Gyojo - un sindacato dei docenti che oggi conta oltre 70.000 membri, il 20% di tutti gli insegnanti della Corea del Sud.

“Vivere da insegnante di scuola primaria in Corea del Sud non è affatto facile in questo momento, è per questo che l’insegnante si è uccisa ed è per questo che sono iniziate le proteste” commenta Hyunsu Hwang ad AsiaNews. La società Coreana ad oggi si presenta come estremamente competitiva e questo si riflette sul suo sistema educativo. In Corea i genitori desiderano per i propri figli voti alti specialmente per avere una maggiore chance di ammissione all’interno di università prestigiose, in modo tale che possano competere all’interno del mercato del lavoro del Paese. Questo clima di competitività è ormai tangibile sin dalla scuola primaria e gli studenti non sono gli unici a subirne le conseguenze. Gli insegnanti devono fare i conti con i genitori e con una società sempre più esigenti per quanto riguarda la loro professione ma che manca di mettere in atto delle misure di tutela adeguate.

Uno degli aspetti più preoccupanti delle tensioni tra genitori e insegnanti è legato a una normativa del 2014 volta a proteggere i minori dagli abusi. La legge, istituita con le migliori intenzioni, rendeva semplicissime le denunce per maltrattamenti. Proprio questa semplicità l’ha trasformata in una forma di ricatto: “I genitori – denuncia Hyunsu Hwang - utilizzano questa legge in maniera davvero dannosa, ci sono molto casi di denunce di abusi su minori; gli insegnanti vengono lasciati da soli a fare i conti con le cause legali, i presidi e la scuola- come istituzione- non se ne curano, era questo il vero problema”.

Un sondaggio congiunto realizzato ad Agosto dal KTU e il Green Hospital di Seoul, e riportato dal Korea Herald, mostra che un insegnante su sei sperimenta pensieri suicidi. Il sondaggio è stato svolto su un campione di oltre 3000 docenti appartenenti a diversi livelli di insegnamento e ha mostrato come il 24,9% degli intervistati abbia riportato sintomi depressivi "probabili" e per il 38,3% sintomi depressivi "definiti". Tra loro sono state le educatrici donne a riportare sintomi più elevati nel 40,1% rispetto al 28,9% dei loro colleghi uomini. “Io credo che le proteste abbiano avuto un effetto positivo in questo senso – commenta il sindacalista -. È ora che si sappia qual è la realtà sulla salute mentale dei docenti, gli insegnanti dovrebbero condividere di più su questo tema”.

Per far fronte a questo problema il governo coreano questa settimana ha varato una serie di nuove leggi volte a tutelare gli insegnanti; è prevista anche una regolamentazione più severa delle denunce legate agli abusi su minori, con la speranza che ciò possa ridurre la pressione. Fino ad oggi, secondo la normativa del 2014, un insegnante, a seguito di un’accusa di abuso su minore, veniva immediatamente sospeso, la nuova legge prevede invece indagini più approfondite prima di azioni contro accusato. Non solo, per rispondere in maniera più appropriata al crescente numero di suicidi, i ministeri dell’Istruzione e della Salute hanno annunciato che i docenti avranno diritto a test psicologici, consulenza e trattamenti legati alla salute mentale gratuiti nell’ambito di un nuovo piano governativo da 10 miliardi di won.

Resta però un nodo: tra gli oltre 200mila manifestanti che sono scesi in piazza a luglio, circa 50mila erano docenti che, esasperati da un sistema che non li tutela adeguatamente, hanno deciso di lasciare le classi per portare avanti un’azione collettiva. In Corea del Sud, tuttavia, la protesta collettiva per i dipendenti pubblici e governativi è illegale. I docenti non possono donare denaro o iscriversi a partiti politici e la protesta collettiva per loro potrebbe significare la perdita del posto di lavoro.  “Il fatto che non abbiano il diritto di protestare o di portare avanti altre forme di attività politica, è il motivo per cui i politici non si sono mai preoccupati dei diritti dei docenti. I nostri diritti, i diritti politici, noi non li mettiamo in pratica in Corea del Sud”, protesta Hyunsu Hwang.

“Stiamo organizzando una campagna di petizioni in proposito e ci sono già alcuni politici che ci sostengono. Dal mio punto di vista questa prima protesta ha avuto successo, ma è solo un piccolo successo e c’è ancora molta strada da fare. Per adesso la campagna avviene solo al livello del sindacato, ma vorremo espanderla fino a raggiungere docenti che non sono membri del KTU, in maniera tale da avere un impatto maggiore per i diritti politici e i diritti dei lavoratori”.

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