Vini georgiani: Tbilisi conferma i sussidi agli agricoltori
Mentre nel Paese continua lo scontro fra filo-russi ed europeisti, il governo si è impegnato a garantire l'acquisto di tutte le uve che non saranno comprate dal settore privato. Ma secondo gli enologi locali questa politica, eredità dell'era sovietica, non contribuisce all'innalzamento della qualità della produzione.
Tbilisi (AsiaNews) - Fervono in Georgia i preparativi del festival Rtveli 2025, la celebrazione della vendemmia e del vino locale di metà settembre, considerato dai georgiani una specie di Capodanno, vista l’importanza della mescita del frutto della vite non solo per l’economia, ma per la stessa identità nazionale dell’insieme delle tante etnie di questa zona del Caucaso meridionale. In una fase estremamente delicata del dibattito politico e sociale, tra sovranismo filo-russo e aperture all’Europa e all’Occidente, il governo di Tbilisi scende in campo come protagonista nella grande festa, garantendo l’acquisto di tutte le riserve di uva che non saranno ritirate dal settore privato, coprendo quindi le spalle ai coltivatori e all’intero settore di mercato.
L’Agenzia vinicola nazionale ha lodato la decisione del governo, grazie alla quale “migliaia di viticultori e aziende agricole hanno la possibilità di continuare la propria attività, motivati alla produzione di vino di qualità, una condizione decisiva per mantenere alta la concorrenzialità del vino georgiano sui mercati internazionali”. Uno dei più grandi enologi del Paese, Georgij Samanišvili, osserva però che “il sistema dei sussidi statali nel settore vinicolo in realtà non è completamente cambiato, molte componenti esistevano anche prima, compreso l’acquisto degli eccessi di produzione”. Venivano inoltre assegnate somme aggiuntive alle compagnie che acquistavano determinati tipi di uva di vario genere, una misura oggi soppressa, per insistere sulla lavorazione di tutte le uve raccolte.
Gli acquisti statali oggi sono “più trasparenti”, assicura Samanišvili, con la dichiarazione preventiva dei prezzi: 1,50 lari per la varietà di uva Saperavi, la migliore della regione della Kakhetia, e 1,20 lari per le altre uve corrispondenti alle qualità inserite nella legislazione georgiana per questo settore. In questo modo le aziende possono orientare per tempo le operazioni di produzione e di commercio, senza bisogno di cercare acquirenti e basandosi sugli impegni statali. Secondo gli specialisti, però, questo frena il possibile sviluppo nelle strategie di mercato, e molti chiedono di eliminare progressivamente i sussidi per cercare di imporsi sui mercati soltanto per la qualità elevata dei vini georgiani, famosi ai tempi sovietici nel mercato delle repubbliche socialiste, mentre ora oltre alla Russia si vuole affrontare la concorrenza dei produttori degli altri Paesi europei.
Un altro esperto del settore, Georgij Gvardzelašvili, ritiene che “bisogna liberarsi dalla mentalità comunista, quando si aspettava l’autunno con la certezza che sarebbero arrivati i soldi dello Stato”, mentre l’obiettivo deve essere “l’innalzamento della qualità, sviluppando l’enorme potenziale dei vini georgiani”. I sussidi a suo parere sono “una malattia da cui dobbiamo guarire”, senza gettare sul lastrico i piccoli coltivatori, tanto più che “le montagne di lari gettate non fanno realmente crescere il settore, perché se si paga un prezzo alto per uve di scarsa qualità, non ci sarà lo stimolo per produrne di migliori”.
Il prezzo adeguato per le diverse varietà di uva rimane una questione aperta e gli esperti consigliano di privilegiare le aree più adatte per la viticoltura, lasciando quelle più paludose alla coltivazione dei pomodori, delle pesche, in generale di frutta e verdura, concentrandosi sui terreni fertili e pianeggianti. Gli eccessi di produzione vengono per lo più destinati alla “Compagnia di amministrazione dei raccolti”, un istituto statale creato circa 10 anni fa per assicurare una produzione di basso livello, affittando le riserve a contratto per coltivatori meno abbienti. Questo assicura grandi quantità di vini spesso lasciati maturare ad alti tassi alcolici, senza chiarezza sulla destinazione, anche se molti si augurano per quest’anno una gestione più efficace e trasparente. Purché non si cerchi di “usare anche il vino per confondere le coscienze degli elettori”, come afferma Gvardzelašvili, altrimenti “il vino finisce tutto in Čača”, la grappa caucasica buona soltanto per addormentarsi, senza più pensare al futuro della Georgia.
09/05/2024 08:45
09/02/2024 08:35